Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/395

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LIBRO PRIMO 371

dai terrazzani, la quale, fermandovisi le navi, non ne risparmierebbe neppur una, ed era la verità. Laonde raccolte nuovamente le vele e tenuto consiglio, deliberarono che non si andasse in verun conto a Mandracio senza ordine positivo di Belisario. Nè meno del lido e della tempesta paventavano l’angustia del porto in comparazione di cotanto navilio, e non fosservi ancora alla sua bocca tirate le catene. Ripensando in cambio ad un seno, come già scrivea, detto Stagno, non più che quaranta stadj lontano da Cartagine, vastissimo e di molto facile entrata, ove tutte le navi a loro bell’agio apporterebbero, vi si diressero ed occuparonlo dopo il tramonto. Il solo Calonimo con pochi altri fecesi di nascosto tradurre in Mandracio, e presa terra diede il sacco a tutti i fondachi de’ mercatanti forestieri e cartaginesi ivi di stanza.

IV. Il giorno seguente Belisario fe dismontare le truppe delle navi, e ordinato l’esercito come se venir dovesse a giornata col nemico, marciò alla volta di Cartagine non libero da timore d’un qualche agguato. E prima di mettervi il piede molto raccomandò a ciascheduno la disciplina, mostrando loro i vantaggi per lei conseguiti di già nell’Africa; esortolli di più ad osservare una irreprensibile condotta soprattutto nella capitale, i cui abitatori per lo innanzi ligi dell’imperio, non giaceano che a lor malincorpo sotto la potenza de’ Vandali, sofferendone ognora cattivissimi trattamenti; il perchè a torto e con vitupero oltraggerebbesi un popolo cui si promette libertà e salvezza. Dopo le ammonizioni passò nella città, non incontran-