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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/395

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LIBRO PRIMO 369

CAPO XVIII.

Arrivo delle navi in Cartagine, ed animo degli abitatori bene affetto ai Romani. — Liberazione de’ mercadanti prigionieri. — La truppa de’ vascelli piglia terra. — Belisario, entrato nella città alla testa dell’esercito, ascende il trono di Gilimero, ascolta i richiami dei saccheggiati da Calonimo, e fa loro giustizia.


I. Il dì appresso, arrivati i fanti ed Antonina consorte di Belisario, tutti di brigata battemmo la via di Cartagine, e giunti colle tenebre a lei vicino passammo non di meno la notte innanzi alle sue mura attendati, avvegnachè nessun ostacolo s’intraponesse all’entrarvi, corsi essendo prontamente i Cartaginesi ad aprirci le porte e ad accendere lumi e falò per le contrade, acciò ardessonvi fino all’alba del nuovo giorno; i Vandali quivi rimasi erano supplichevoli ne’ templi. Il condottiero però non volle approfittarne per guarentirsi dalle insidie, ed impedire ai suoi di commettere saccheggi e rapine col favore delle tenebre. In questa medesima notte le navi, spirando euro, veleggiarono al promontorio, ed i Cartaginesi vedutele appena ritirarono le catene di ferro dalla bocca del porto Mandracio perchè vi afferrassero.

II. Ascondevasi nella reggia un carcere ultimo albergo delle vittime destinate all’estremo supplizio dal tiranno, e rinserrava in allora gran numero di mercatanti, rei di non averlo potuto aiutare di danaro in

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