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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/400

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374 GUERRE VANDALICHE

Cartaginesi stessi che Gilimero non avesse voluto attendervi il nemico, giudicando lavoro di non poca spesa e tempo il risarcirle.

III. Avean poi i fanciulli di continuo in bocca un antico proverbio, ed era: Gamma tal fiata discaccerà Beta e tal altra verrà da Beta discacciato Gamma1, del quale enimmatico scherzo ora tutti conoscono la giusta interpretazione, conciossiachè, dapprima Gizerico spogliò dell’Africa Bonifacio, e quindi Gilimero ne fu da Belisario spogliato; l’enimma dunque o provenisse da oracolo o da altra sorgente ebbe così un per-

    (lib. vi, cap. 4) e i Vandali dell’Africa, firmarono un rovinoso pensiero, degno veramente di que’ barbari ch’essi erano. Riputando costoro che meglio avrebbero assicurato i loro fatti, se i luoghi forti fossero spogliati di mura, onde i Romani, ricuperandoli, non trovassero in essi quel vantaggio, che naturalmente ne avrebbero potuto trarre, immantinente le rovesciarono tutte quante; e questa è pratica comune di quasi tutti i barbari, di pensare prontamente a quanto può essere pernicioso ai Romani, e gagliardamente eseguirlo. Ma avendo risparmiate le mura di Cartagine e alcune altre, avevano poi per incuria lasciato che col tempo si guastassero. Però Giustiniano Augusto, senza che alcuno gliel suggerisse, anzi mentre tutti paventavano l’impresa, e il solo Dio ispirandolo ed aiutandolo, mandato in Africa con esercito Belisario ruppe Gilimero e la potenza de’ Vandali, e molti di questi uccisi, ebbe prigionieri tutti gli altri, siccome nella Storia delle Guerre io narrai; e colà non solo rifece tutte le fortificazioni distrutte, ma ne aggiunse parecchie di nuove.» V. inoltre il cap. 5, § 3, di questo libro.

  1. Ritengo la denominazione delle greche lettere corrispondenti alle italiane B. G.