Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/401

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LIBRO PRIMO 377

siderazione de' suoi prudentissimi consigli vi fece contro, dichiarando incerte tutte le umane cose, nè avervene pur una ferma e non soggetta a sconvolgimento. Gizerico il commendò, e mutatosi di parere diede subito commiato all'ambasceria. Ma i Vandali tutti beffavano si grandi cautele, trattandosi di vicende apparentemente lontanissime, dopo gli ultimi eventi però conobbero il senno e la convenevolezza di quel procedere, e fu mestieri ch'eglino stessi confessassero la verità dell'udita sentenza. Nulla poi sappiamo de' Vandali restati nelle terre loro; forse e' vennero dispersi dalle nazioni vicine, o mescolaronsi con esse.

II. I vinti di necessità continuarono a dimorare in Africa, non avendo più navi su cui restituirsi all'abbandonato suolo; e ben quivi scontar dovevano la pena delle scelleraggini commesse in molti luoghi, ma soprattutto nell'isola di Zacinto contro i Romani. Conciossiachè Gizerico tal fiata scorrendo il Peloponneso, datosi ad espugnare Tenaro ne fu con grave perdita ributtato indietro; divampante allora di sdegno si rivolse contro quell'isola, e messavi in terra la soldatesca passò a fil di spada chiunque paravaglisi innanzi, né pago ancora men prigionieri seco, partendone, cinquecento dei più illustri cittadini, e fattosi poscia nel mezzo dell'Adriatico ordinò che venissero spenti senza eccezione, e gittati nelle onde; ma l'epoca di tal eccidio è anteriore a quella di che ora trattiamo.