Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/441

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LIBRO SECONDO 417

egli stesso in Bizanzio Gilimero ed i Vandali, o di rimanersi in Africa spedendogli costoro. Ma il condottiero informato pienamente dei perfidi raggiri si condusse di fretta a Bizanzio volendo purgarsi da qualunque sospetto e trionfare de’ suoi nemici, scopertane ogni trama in questo modo: Tal genìa bramosa di far pervenire l’accusa in Bizanzio, nel timore di troppo lungo ritardo valendosi all’uopo d’un solo messo, il quale potrebbe nella navigazione pericolare, divisò inviarne due, con lettere entrambi: e l’uno tosto imbarcossi, ma l’altro, ignoto essendomi il motivo, caduto nel porto di Mandracio in mano alle guardie fu costretto ad appalesare il foglio, che venne quindi, svelatosi il tradimento, recato a Belisario, e questi per mostrare la sua fede intiera, come io scrivea, accelerò l’andata all’imperatore; in simigliante modo procedevano le cartaginesi faccende.

II. I Maurusii intanto di stanza nella Bizacene e nella Numidia macchinando senza causa ribellione, stabilirono di voltare incontanente, rotti i trattati, le armi contro a’ Romani, disdegnando essere di miglior fede, giusta il patrio costume, de’loro antenati. Gente per verità su cui non può il timore del Nume, non il rispetto degli uomini, non tampoco i giuramenti e gli statichi, sien pur questi figli o fratelli dei loro stessi condottieri. Fingonsi amici in fine sol di coloro che temono, vedendoli più forti. Di qual modo poi e’strignessero lega con Belisario e quindi lo abbandonassero forma l’argomento che ora piglio a discorrere.

Procopio, tom. I. 27