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LIBRO SECONDO | 429 |
se poi v’ostinate negli orgogliosi concepiti progetti aspettatevi da noi la guerra, e di vedere colla morte stessa degli statichi trasmessici vendicati i torti ricevuti dalla violenza e perfidia vostra». I Maurusii letto il foglio risposero: «Belisario gabbandoci a furia di promesse ne persuase a divenire spontanei sudditi dell’imperator Giustiniano, e senza farci un che di bene, difettando noi allora di vittuaglia, ne pregò che volessimo strigner seco amicizia e lega. Meglio quindi a voi che a’ Maurusii competesi di pieno diritto il titolo di misleale, essendo in realtà violatori de’ patti non i costretti a mancarvi per le sofferte ingiurie, ma quelli che domandata l’amicizia altrui poscia non arrossiscono di tradirla. Offende similmente il Nume non chi adopera di rivendicare il suo, ma chi andando in traccia d’illecite conquiste pone in campo la guerra. E ben di ragione poi che i Romani, cui viene accordata una sola moglie, s’abbiano a cuore la prole; noi però, ai quali è dato far nozze con cinquanta e più donne, ignoriamo che sia pericolo di mirare estinta la propria discendenza».
II. A tale risposta Salomone, raunato tutto l’esercito e messi prima in assetto gli affari di Cartagine, prese la via della Bizacene ed inalzò le tende non lunge da Mamma, città1, ove i quattro duci de’ Maurusii testè nominati stavansi a campo. Quivi ingombrano il suolo monti altissimi ed ai pie loro trovi il castelluccio Male2, dove appunto i barbari ammanironsi alla pugna