Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/460

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456 GUERRE VANDALICHE

debolezza nemica. Limiterommi solo a rammentarvi che se vi accingerete a questa fazione in guisa di voi degna, ridurrete all’egual sorte de’ già sconfitti Vandali i Maurusii.»

IV. Il capitano dette queste parole ordinò a Teodoro di pigliar seco dugento e più fanti e di salire in ascoso, venute le tenebre, il poggio dalla parte orientale, ove appunto era più inaccessibile, e giunti alla sommità di attendervi silenziosi il mattino, per farsi quindi, al comparire del sole e preceduti dai loro spiegati vessilli, a dardeggiare il nemico. Inoltratasi adunque la notte il duce monta colla sua scorta per que’burroni all’insaputa non meno de’barbari che dello stesso esercito romano, avendo abbandonato il campo col pretesto d’una esplorazione: dall’altra banda Salomone di buonissimo mattino conduce al piè del monte in ordinanza tutte le sue truppe. I Maurusii a dì chiaro mirando quella sommità non più diserta come per lo inanzi, ma sventolanvi le romane insegne, sopraffatti da maraviglia si ristettero alquanto, e datisi poscia a guerreggiarle ben presto conobbero di avere agli omeri un altro esercito. Allora trovandosi rinserrati nel mezzo tutti di botto pigliarono a fuggire, non però sulla vetta occupata già dal nemico, nè verso la pianura essendo pur quivi egli padrone del terreno, ma fatta massa fanti e cavalli e corsi per la folta selva rampicarono su quelle rocce, donde in causa dello spavento e della confusione profondavano giù gli uni addosso agli altri, non lasciando segno a’ sopraggiugnenti di lor triste ventura. Per siffatta guisa quella vallea riempitasi d’ogni arma pre-