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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/461

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LIBRO SECONDO 435

le, nè senza grandissima fatica lo salirai da oriente, sendone però la china ben meno dirupata da occaso; vi trovi inoltre due altissimi scogli, e nel mezzo loro un’artifiziosissima selva stretta e profonda. I barbari adunque non paventando insidie da quell’erta cima lasciata aveanla spoglia di truppa, non meno che il piè del monte, solo tenendosi con tutto l’esercito nel mezzo, per essere in grado con minor fatica di respignere abbasso i Romani, se mai e’ tentassero ascenderlo; nè mancavan di cavalli per valersene a sollecitare lor fuga all’uopo di sinistri, o ad inseguire, uscendo vittoriosi, il nemico.

III. Salomone quindi assicurato della costoro deliberazione di non iscendere nel piano ad accettar battaglia, e vedendo il suo esercito nella impossibilità di continuare l’assedio in que’ luoghi diserti, stabilì affrontarli su pel monte; accortosi però che i Romani a motivo del barbarico numero, di molti doppi eccedente quello di prima, eransi tutti abbandonati ad una grave tristezza, chiamolli a sè per ridestarne il coraggio, dicendo: «Non v’è d’uopo, o commilitoni, d’altra prova che quella fornitavi da loro stessi per rimanere convinti dello spavento grandissimo in cui vivono sul conto vostro i Maurusii. E nel vero al mirare un’oste sì poderosa contro noi raccolta, e sì pusillanime e diffidente nelle proprie forze da non iscendere nella pianura per combatterci, sento venir meno ogni necessità di proseguire nelle mie esortazioni; imperciocchè reputo vane le parole a persuadere coloro, ai quali danno cotanta assicuranza le proprie gesta e la