Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/465

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LIBRO SECONDO 441

Maurusii in lega seco, guidò l'esercito con buona ordinanza su per lo monte, divisando incontrare il nemico prima di notte, e dargli, se alla fortuna piacesse, battaglia; in grazia di che la soldatesca per essere più spedita nelle marce avea seco portato scarsissima copia di vittuaglia e di pasciona. Intrapreso adunque un penoso viaggio su per quella difficil erta dopo trascorsi a tutta somma cinquanta stadj posero il campo, e proseguendo il cammino colla stessa misura ne' dì seguenti, giunsero nel settimo di essi ad un monte nomato dai Latini Aspide, forse perchè avente qualche somiglianza alla forma di uno scudo1; quivi giace un castello antico ed un fiume perenne dove appunto dicevasi campeggiare il barbaro; e' però non rinvenutavi arma alcuna vi si trattennero, e schieraronsi in battaglia come per venire alle mani. Tornato vanamente nei tre giorni consecutivi a fare lo stesso, l’esercito cominciò a insospettire de' suoi colleghi maurusii, i quali fingendo cercare i sentieri più acconci ed essere fedeli scorte alle truppe destarono gravi timori che se la intendessero col nemico, ed avesservi giornaliere conferenze. Mandati in effetto ad esplorare venivan sempre indietro con bugiarde riferte, acciocchè i Romani rettamente informati non si rendessero, provedendo in copia maggiore i bisogni della vita, padroni del monte. Era in verità cosiffatto procedere un incitamento a paventare insidie, e cresceva il mal animo con-

  1. Dal greco ἀσπίς, scudo. Male perciò il Cousin traduce: «La montagne de l'Aspic»; vorremmo dire, in nostra lingua, la montagna dell'aspide.