Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/468

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444 GUERRE VANDALICHE

palmarono le figlie e le consorti dei vinti; ora molte di queste indussero gli sposi a ripetere la padronanza delle terre di proprietà loro prima del matrimonio, non estimando cosa dicevole ch’elleno già mogli de’ Vandali avesserne il dominio, e quindi maritatesi ai vincitori dovessero, cedendole, ridursi a peggior condizione dei vinti. Laonde quelli siffattamente imbecherati rifiutavansi di obbedire a Salomone, il quale voleva che tutto il conquistato paese andasse a profitto del pubblico erario e dell’imperatore, e fossero scompartiti fra l’esercito, giusta la consuetudine, i soli prigioni ed ogni altro bottino; ma il suolo appartenere tutto al monarca, da cui e’ ricevon i bisogni della vita ed il mezzo di guerreggiare. Su di che vennero fatti molti discorsi ed esecrandi giuramenti nel campo; e sendo tra breve il giorno della festività, gli Ariani, mesti perché vietati loro i tempj, maggiormente insistevano: parve così ai più autorevoli de’ ribelli di consacrare alla morte di Salomone il primo de’ giorni solenni, detto grande. Si tenne la ordita congiura qualche tempo celata, avvegnachè molti vi partecipassero, ed intrattanto crebbe il numero de’ sediziosi coll’unirvisi parecchie lance a cavallo ed alcuni pavesai del condottiero, nella brama pur eglino di conservare le terre sino allora godute. Giunta l’epoca stabilita il romano duce colla massima tranquillità, nulla di sinistro paventando, fu al tempio, e furovi pur coloro che avevan promesso di ferirlo; ma questi, abbenché animassersi l’un l’altro coi segni e mettessero a quando a quando le mani alle spade, non osarono tuttavia cimentarsi all’opera, frenati dal