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LIBRO PRIMO | 29 |
po guardata da monaci, uomini che tra’ cristiani professano austerissima vita. Or questi, vuoi per istanchezza derivata loro dalle fatiche della precedente anniversaria festività, vuoi per indulgenza maggiore in grazia de’ solenni riti del cibo e nel beveraggio, lasciaronsi di tal fatta vincere dal sonno che per nulla s’accorsero delle tramate insidie. Ebbero così gli avversarj mezzo, penetrati l’un dopo l’altro nelle mura, di ascendere la torre, e di trucidarvi tutte le guardie profondamente addormentate. Il re allora fe cenno di por mano alle scale, ma, illuminatosi l’orizzonte, i difensori della torre vicina mirato il pericolo accorsero a contrastargli la vittoria con ostinatissimo combattimento. Gli Amideni più forti di numero avean già trafitto molti nemici, e pur molti avevanne rovesciati all’imo della torre, quando Cavado sguainato l’acinace intimò la scalata alle truppe, e di uccidere chiunque tentasse evitare il cimento; di questa guisa egli addivenne armata mano padrone della città dopo ottanta giorni di assedio.
IV. L’ingresso del vincitore fu segnalato da orribile massacro di cittadini; al giugnere però del condottiero tal sacerdote, venerabilissimo per l’età sua, ripetevagli animosamente disconvenire ad un re l’esterminio dei vinti. E quegli nel bollor di sua collera: perchè dunque, rispose, v’opponeste cotanto alle mie armi? Fu volere divino, replicava l’altro, che tu occupassi la città colla forza del tuo braccio, e non col nostro volontario arrendimento. Il Persiano tranquillatosi alle costui parole proibì di versare nuovo sangue, accordando bensì alle truppe un generale saccheggio ed i prigionieri,