Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/498

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474 GUERRE VANDALICHE

tale, pose il campo, avendo seco Ciro e Sergio figli del fratello Bacco, ed il giovine Salomone sua prole. Con tutto ciò forte paventando un assalto de’barbari, in grandissimo numero colà giunti, spedì ai loro capi querelandosi ch’eglino confederati de' Romani procedessero d’improvviso a guerreggiarli; esortavali adunque a non rompere i trattati, dichiarandosi pronto a rassicurarli coi più sacrosanti giuri che, dimenticato affatto il passato, e' sarebbe vivuto in eterna pace con essi. Ma i nemici beffandosi delle sue parole risposergli che ben anche in prima aveva egli sagramentato dell’egual tenore, invocando le più sante cose de’ cristiani dette gli Evangelii, e malgrado ciò lor gente era stata di poi, mentre il teneva di buona fede, ridotta a patire da lei gravissime sciagure. Essere pertanto risoluti a sperimentare con una battaglia il potere de' sacri antedetti libri contro i loro spergiuri, acciocchè in avvenire pur eglino, prestandovi credenza, abbiano mezzo certo di conchiudere una durevol pace. Salomone dopo sì pungente risposta apparecchiossi a far d'arme.

La dimane pertanto scontratosi in una costoro turba carica di molto bottino riuscì dopo breve certame a sconfiggerla, ma poscia ordinato che si custodisse intatta la conquistata preda, le truppe accese di sdegno altamente lagnaronsi del divieto di compartir loro quelle spoglie; di leggieri tuttavia e’ richiamo alla disciplina l’esercito, dicendo che volea attendere il fine della guerra per guiderdonare con esse ognuno giusta i proprj meriti ed il valore mostrato. Certo però si è che inoltratisi quindi i Maurusii con tutte le schiere loro ad