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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/503

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LIBRO SECONDO 477

affanni. Ora poi se brami avere i Maurusii tuoi fedeli sudditi e perseveranti nel dover loro comanda a questo Sergio di partire dell’Africa, e dà altrui il suo grado, nè durerai per certo fatica a rinvenire uomini più sapienti e degni, ai quali commettere il governo della nostra regione; senza di che non avrebbevi umana forza capace di rappattumare insieme Romani e Maurusii». Giustiniano letto il foglio conobbe sì che dalla malevolenza di Sergio traevano origine tutti que’ sinistri, ma nol richiamò venerando la memoria del costui valentissimo zio, cotanto benemerito della repubblica, e morto non guari prima colle armi in mano a pro de’ Romani. Così furono quelle vicende.

III. Il giovinetto Salomone poi, minor fratello di Sergio, tenevasi dall’esercito morto col zio, e quindi, giusta l’unanime opinione che fosse mancato ai vivi, nè il fratello, nè altri davasi più briga di lui. Ma i barbari fattolo prigioniero dimandarongli chi si fosse, ed e’ infingevasi di schiatta vandalica, servo del supremo duce, ed intrinseco d’un tal Pagasio medico dimorante in Laribo, città a breve distanza, il quale di buon grado riscatterebbelo. A tali parole i Maurusii venuti alle mura della città chiamarono il medico, e mostratogli il prigione offrongliene l’acquisto; quegli del miglior volere v’acconsente e stabilitone per la somma di aurei cinquanta, tosto il riscatto, ne prende possesso.

IV. Il redento superata appena la burrasca principiò a schernire i Maurusii troppo di leggieri caduti nei lacci d’un giovincello, e a dichiararsi figliuolo di Bacco