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484 | GUERRE VANDALICHE |
e spento. La nuova raggiunse a Stoza sull’ultim’ora sua, e uditala esclamo: «dolcissima cosa m’è adesso l’uscire di vita.» Nel combattimento fu morto eziandio Giovanni, fratello d’Artabano, dopo bellissime pruove di valore contro i barbari. A tali annunzj Giustiniano, sommo estimatore della virtù di lui, molto addolorò, e quindi riputato superfluo il tenere nell’Africa due governatori, commise a Sergio, richiamatolo di là coll’esercito, altre faccende nell’Italia.
CAPO XXV.
I. Nel terzo mese dopo la partita di Sergio Gontari aspirò di questo modo alla tirannia. Sendo egli condottiero delle truppe in Numidia ebbe co’ Maurusii occulte pratiche affine di persuaderli a venire sopra Cartagine; ed i barbari, levato di fretta nella Bizacene e nella Numidia un esercito, sorprendonne a gara le terre. Ai Numidi eran duci Cutzina e Iabda, ai Bizaceni Antala; avevano di più a compagno Giovanni succeduto nel comando al morto Stoza. Areobindo avvisato della poderosissima oste nemica sulle terre imperiali spedisce alla volta di Cartagine molti duci, e Gontari, uno di loro, avvegnachè promettessegli di volersi mostrare zelantissimo nella guerra mancò alla data parola; che anzi a sè chiamato un suo prigioniero maurusio, di professione