miglia assai nota a Cavado, il quale similmente destinò all’uopo stesso il persiano Seose, di magistrato adrastadara-selane e di grandissima autorità e valore, dandogli a compagno Mebode, col grado nella reggia di maestro1. Tutti questi ambasciadori d’ambe le genti, convenuti in un luogo di mezzo alle frontiere delle due monarchie, studiavansi comporre le discrepanze e conchiudere la pace. Il re intanto procedette sino al Tigri, là ove misurarsi non più che due giornate di cammino da Nisibi, col pensiero di visitare Bizanzio dopo soscritti gli accordi. Tra’ molti discorsi poi da quinci e quindi nel consiglio proferti sopra i richiami d’ambe le parti, Seose accagionò gl’imperiali di ritenersi ingiustamente la Lazica2 usurpata ai Persiani, cui di pieno diritto si competea. Tali parole crucciarono grandemente gli ambasciadori di Giustino intolleranti del sentirsi contrastare il pacifico dominio di quella provincia; ma non tardò l’ora che gli offesi ribec-
- ↑ Al § 4 del cap. 23 è narrata la sua trista fine per calunnia appostagli dal zabergan.
- ↑ Al settentrione della Colchide su la riva meridionale del Fasi, ed all’occaso del Ponto Eussino, avvegnachè di poi sotto il basso imperio venisse dato un tal nome a tutta la Colchide. «Male si formerebbero (così dice altrove il Nostro) dei Colchi e dei Lazj, abitatori entrambi delle rive del Fasi, due popoli differenti; la diversità sola tra essi è che gli antichi Colchi ora son detti Lazj: al quale mutamento di nome eziandio molti altri popoli andarono soggetti. Nondimeno egli è vero che in un così grande intervallo di tempo le trasmigrazioni delle genti, e le successioni dei principi furono cagione di non poche novità in quelle contrade» (St. miscel.). In oggi è chiamata Gura.