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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo II.djvu/84

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64 GUERRE PERSIANE


in grazia di sua professione, che avventatoglisi col ginocchio sopra il colpì ed uccise. Al trionfo di costui la città tutta e l’esercito romano schiamazzarono di giubilo più fortemente che pria, e giunto il sole all’occaso i Persiani retrocedettero su quel d’Ammodio, e gl’imperiali vennero di nuovo in Dara.

    Esichio, ec.); non pertanto Senofonte (Cirop., lib. ii) pone come sinonimi la sagari, la copide e la spada. I soldati persiani difendevano parimente il petto loro con una squamosa lorica (V. Erod., lib. vii e ix; Senof., Cirop., lib. ii; Virg. Eneide, lib. ix), ed imbracciavano a mo’ di scudo il gerra, composto di tessuti vimini, e di forma romboidale; era esso maggiore degli scudi romano e gallico, coprendo tutto il corpo del soldato (Erodoto, lib. vii; Strab., lib. xv; Eust., al lib. xxii dell’Odissea; Senof., Cirop., lib. vi e viii); al che però sembra non consentire Diodoro siculo, il quale dà la preminenza a quello greco (lib. xvii); ma è uopo osservare che gli scudi greci, prima d’Ificrate grandissimi, furono da costui cambiati con altri assai meno voluminosi. Avevano eziandio il palto, specie di lancia o dardo (V. Esichio; Senof., Cirop., lib. i, vii e viii). In fine sotto i gerri vedevi loro la faretra carica di strali (Erod., lib. vii; Strabone, lib. xv): nè facevan senza la frombola (Strab., lib. xv; Senof., Cirop., lib. vii), che anzi tutto e’ valevano in quest’arma da superare gli stessi frombolieri cretesi (Senof., Anab., lib. iii). In generale era il capo loro coperto dalla sola tiara (Erod., lib. vii; Strab., lib. xv; Senof., Anab., lib. i), avvegnachè alcuni lo riparassero con una maniera di celata ferrea o di rame (Erod., lib. vii).