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102 | GUERRE GOTTICHE |
Verrà poi tempo, e valgavi l’annunzio, in che neppure sotto queste prunaie rimarravvi luogo da occultare i capi vostri. Noi signoreggiando Roma nulla d’altrui possediamo: voi per lo contrario l’occupato per l’addietro ingiustamente ora avete dovuto a malincorpo restituire agli antichi padroni. Del resto se alcuno de’ vostri ha lusinga di rimettere qui il piede senza combattimento, egli vive nel massimo inganno, sendo onninamente impossibile che a Belisario sua vita durante cada in pensiero di abbandonare queste mura. » Intanto che il duce parlava i Romani sopraffatti dal timore sedevano tutti silenziosi, né ardivano confutare il rimprovero de’ legati, i quali altamente querelavansi della perfidia loro contro de’ Gotti. Al solo Fidelio, creato allora dal condottiero prefetto del pretorio, bastò l’animo di aringare in difesa de’ suoi, e n’ebbe rinomanza di magistrato in grado superlativo ligio dell’imperatore.
CAPO XXI.
Apprestamenti di Vitige per la espugnazione di Roma. Descrizione dell’Ariete. Balista e Lupo, altre macchine guerresche.
I. Gli ambasciadori di ritorno ai loro campi interrogati da Vitige qual uomo si fosse Belisario, e come disposto l’animo di lui alla partenza, risposero che i Gotti indarno spererebbero d’incutere timore in quel duce. Alle quali parole il re pigliò consiglio di porre mano ad un’ostinata oppugnazione, e di tal modo approntò