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110 | GUERRE GOTTICHE |
delle più grandi statue, ed alzatine con ambe le mani gli enormi sassi precipitavanli su le nemiche teste. Rinculavano gli altri offesi da questa nuova arma, ed al lento indietreggiar loro gli assediati ormai superiori nel conflitto principiarono, ricuperato il perduto coraggio, e con grida ognora più forti e cogli archi e col gittare delle pietre a rispignere vie più gli assalitori. Posta mano da ultimo eziandio alle macchine incussero in quegli animi grave terrore, costringendoli ben presto a terminare il combattimento. In questa era di ritorno Constantino glorioso di avere sbigottito e messo di leggieri in fuga quanti eransi accinti a valicare il fiume nella speranza, al tutto vana, di rinvenire il muro ad esso vicino spoglio di truppa; tanto e non più ebbe a soffrire dai Gotti la porta Aurelia.
CAPO XXIII.
Inutili conati dei barbari. Parte del romano muro sotto la tutela dell’apostolo Pietro. — Strania morte d’un barbaro. — Ingente massacro de’ Gotti al Vivario ed alla porta Salaria.
I. L’esercito nemico passato alla porta Trasteverina, o con altro nome Pancraziana, nulla vi operò di memorabile, rattenuto da quella forte posizione; imperocchè e l'alto muro della città e Paolo ivi di presidio con una coorte di fanti stornaronlo dal tentare un assalto. Risparmiò altresì la porta Flaminia posta in dirupato suolo, di malagevole accesso ed avente alla sua difesa una schiera di guerrieri nomati regii, cui presedeva il duce Ursicino. Tra questa porta e la Pin-