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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/127

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LIBRO PRIMO 117

lungo tempo Roma in causa della sua vastità e della agevolezza con cui a motivo della molta distanza dal mare possonlesi impedire tutti i bisogni della vita. Ora a non dubitarne i Romani sono amici, ma se le molestie loro protraggansi, è chiaro che alla prima congiuntura non istaranno in forse dall’accogliere un migliore partito, insegnandoci la consuetudine che gli amici di recente data proseguono ad esser fedeli non mai pe’ disagi cui vengono suggettati, sì bene pe’ beneficj di che rendonsi partecipi: e innanzi tutto la fame costrignerà il popolo a fare molte cose dalle quali vorrebbesi astenere. In quanto a me, consapevole di andar debitore della vita alla Maestà tua, nessuno potrà discacciarmi vivo da questo luogo; ma considera qual lode sarà per venirti da un tal esito di Belisario.» L’imperatore conturbato da sì pressante lettera senz’indugio ragunò truppe e navi, commettendo a Valeriano e Martino di sollecitare l’andata loro. I quali già sul fare del solstizio vernile eransi partiti con altre truppe dirigendo la navigazione alla volta dell’Italia; se non che dimoravano tuttavia a svernare nell’Etolia e nell’Acarnania, rattenuti pel cattivo tempo dal proseguire il divisato cammino. Giustiniano Augusto di poi col partecipare al suo condottiero i fatti provvedimenti inspirò coraggio ed allegrezza non meno in lui che in tutti i Romani.

II. Accadde tra tanto in Napoli un fatto di tal natura: Aveavi nel foro un’imagine di Teuderico re de’ Gotti formata di minute pietruzze, e quasi tutte dissimili nel colore. La sua testa in epoca più lontana,