Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/157

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LIBRO SECONDO 147


CAPO II.

Belisario fa sicura la via ad Eutalio in cammino da Bizanzio cogli stipendii. Manda truppe contro i Gotti. — I Romani vincitori alla porta Pinciana, e vinti nel campo di Nerone. — Ferita d’Arzo mirabilmente sanata. Morte di Cutila e Buca. Lutto dei barbari.

I. Sul fare dell’estivo solstizio un Eutalio partito da Bizanzio apportatore dei militarj stipendii pervenne a Tarracina. Quivi pigliato da timore non avvenutosi tra via ai barbari fossegli tolta col danaro la vita scrive a Belisario di guardarlo dai pericoli nell’andata a Roma; e il duce scelti fra’ suoi dallo scudo cento guerrieri di ben chiaro valore mandali con due lance della propria guardia alla volta di lui per iscortare la condotta; in questo mezzo poi adopera sì che i Gotti vivano nella certezza d’un imminente assalto con tutto l’esercito, volendo farli guardinghi a non uscire de’ campi loro in drappelli per foraggiare, o per imprendere altra cosa comunque. Udito oltr’a ciò nel dì seguente a brevissima distanza Eutalio, schierò con finto proposito le truppe volendo costringere vie meglio il nemico a starsene all’erta, e saputo che l’atteso convoglio giugnerebbe non prima del tramonto, della mattina impose a tutti i suoi di rimanere armati alle porte, e sul meriggio ordinò che desinassero; il Gotto eseguì altrettanto persuaso che fosse differita al seguente giorno la pugna. Ma poco stante egli invia Martino e Valeriano con le genti loro al Campo di Nerone, avvertiti di nulla