Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/167

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LIBRO SECONDO 157

della cavalleria ne’ vicini fortilizii, ingiugnendole che ove drappelli nemici tentassero di là tradurre vittovaglia ne’ campi adoperino contr’essi ogni lor possa, scorrazzando a tal uopo frequentemente per que’ dintorni, ed insidiandoli dappertutto acciocchè e soffra la città minor diffalta d’annona, e paiansi meglio assediati i Gotti che non i Romani. Fa partire inoltre Martino e Traiano con mille guerrieri alla volta di Tarracina, e così pure la moglie Antonina, la quale si trasferirebbe quindi protetta da qualche scorta in Napoli ad attendervi fuor di pericolo come la fortuna disporrebbe delle cose. Affida similmente ai duci Magno e Sintuo, sua lancia, da cinquecento guerrieri per guardare il castello di Tivoli distante cenquaranta stadii da Roma, avendo inviato dapprima una mano d’Eruli sotto il duce Gontari a quello degli Albani posto sulla via Appia, e cotanti stadii siccome l’altro lontano dalla città, il quale presidio ben presto fu discacciato dai Gotti.

II. Il tempio dell’apostolo Paolo a quattordici stadj dalle romane mura viene allagato dal fiume Tevere non avendovi ripari di sorta all’intorno, avvegnachè un portico, il quale vi mette dalla città, e gli edifizj vicini all’uno e all’altra difficile rendanne l’accesso. I Gotti poi hanno in cotanta venerazione questo sacro luogo dell’apostolo Paolo e quello dell’apostolo Pietro che in tutto il tempo della guerra furono ben lontani dal menomamente violarli, accordando persino ai sacerdoti di accudire alle sante funzioni solite celebrarsi in entrambi. Valeriano per ordine di Belisario condotti seco tutti gli Unni va a piantare il campo presso le rive del Tevere,