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Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/218

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208 GUERRE GOTTICHE

simo; ovvero non le sue truppe, sorprese da insidie agli omeri, coll’approssimarsi al nemico andassero ad incontrare, giusta ogni verisimiglianza, molti e gravissimi danni. Alla per fine dopo lungo pensare appigliossi al seguente partito. Lasciò colà Orazio e mille guerrieri coll’ordine di porsi a campo presso del mare e lontano dugento stadj da Aussimo città, di rimanervi e combattere sol quando il nemico osasse attaccarli nelle loro trincee. In virtù della quale disposizione ei prendeva grande fiducia che i barbari sapendo il Romano accampato a pochissima distanza terrebbonsi entro Aussimo, nè andrebbero a molestare da tergo l’esercito. Fece di più imbarcare le migliori truppe sotto i duci Erodiano, Uliare e Narsete fratello di Arazio, e diede la direzione del navilio ad Ildigero, imponendogli di ritto navigare ad Arimino coll’antiveggenza di non accostarsi a quella spiaggia se l’esercito pedestre, le cui marce eransi combinate presso al lido, ne fosse ancora distante. In pari tempo altra turma capitanata da Martino seguiva marina marina il prefato navilio, e dovea per comandamento di Belisario giunta in vicinanza de’ Gotti accendere fuochi assai maggiori di quanto comportasse il suo numero e la costumanza dell’esercito, per mostrarsi apparentemente ben più forte di quello in realtà era. Il duce supremo poi con Narsete e col resto delle milizie pigliata l’altra strada e più remota dalla spiaggia attraversò Urbisalia 1, la quale

  1. Tol. Όυρβασαλγια, in latino Urbs Salvia, città altre volte, ora piccolo borgo nella Marca di Ancona, presso il fiume Chiento, avente lo stesso nome.