Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/228

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218 GUERRE GOTTICHE

mani distribuironsi per l’assedio. In questo mezzo Belisario persuaso che i barbari timorosissimi d’una tal lotta avrebbero preferito di venire a componimento manda loro invitandoli ed esortandoli con liberali promesse ad arrendersi. Gli oratori adunque dalla porta, non essendo stati accolti entro le mura, dissero molte ed acconcissime cose in proposito, ma i Gotti fidandosi nella forte posizione del luogo e nella molta vittuaglia in poter loro, non vollero saper di patti, e diedero ordine che i Romani partissero all’istante. Belisario fattone consapevole impose alle truppe che raccolte di ben grosse bacchette ed intessutone un lungo portico andassero là sotto ascosi verso la porta, ov’era men erto il terreno, per assalirvi occultamente il muro; e queste di subito prestaronsi al comando avuto.

II. Ora molti famigliari di Narsete venuti secolui a colloquio avean dichiarato il pensamento di Belisario penosissimo e diffìcilissimo nella sua esecuzione; dacchè in altri tempi Giovanni portatosi ad assalire quel luogo, e mentre scarseggiavane il presidio, avealo trovato affatto inespugnabile; nè v’era menzogna: meglio sarebbe stato in cambio il procacciare che l’Emilia tornasse ligia dell’imperatore. Narsete adunque rimestati nella sua mente questi discorsi levò di notte tempo il campo, nulla curantesi delle molte preghiere fattegli da Belisario perchè si rimanesse ad aiutarlo nella conquista d’Urbino. Partiti di fretta costoro con parte dell’esercito alla volta di Arimino, Morra ed i barbari vedendo ai primi albori per metà vuoto il campo ne-