Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/242

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232 GUERRE GOTTICHE

ommessi i Germani della cui amicizia aveano di già sfavorevoli pruove: ben contenti se costoro non venissero con Belisario a guerreggiarli, ma si stessero del tutto neutrali. Spedita pertanto un’ambasceria a Vaci re dei Longobardi ed offertogli immenso danaro invitanlo ad entrar in lega seco; ma gli ambasciadori vedutolo con istrettissimi legami di benivolenza e di accordi unito all’impero tornarono indietro pienamente falliti nel divisato intento. Vitige allora mal fermo sui provvedimenti da prendere iva di continuo ragunando i seniori e richiedendoli di consiglio atto a condurre nella più idonea guisa quelle faccende. Se non che tra quanti sedeano a congresso aveavi somma discrepanza nelle opinioni, gli uni perdendosi nel fare al tutto sconvenevoli proposte, e gli altri dando scaltramente in brocco; nel costoro numero fu appunto chi dimostrò non essere mai per l’addietro riuscito all’imperatore romano di guerreggiare i barbari d’Occidente se non se rappattumandosi in prima ed egli ed i monarchi orientali co’ Persiani; e di questa guisa essere avvenuta la rovina dei Vandali e de’ Mauri, ed i Gotti stessi avere incontrato le calamità delle quali erano tuttavia il bersaglio. Se dunque avessevi mezzo di seminare discordie tra Giustiniano Augusto e il re de’ Medi, gli imperiali nimicatisi questi addiverrebbero incapaci di portare le armi contro a qualunque altra nazione. Vitige e tutto il consiglio applaudito a si forte ragionamento divisarono mandare a Cosroe re de’ Medi ambasciadori, non di schiatta gottica, paventando che traditi dalle vestimenta e riconosciuti non isconvolgessero l’intrapresa,