Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/289

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LIBRO TERZO 279

di gente, come fu il caso, addivenisse indomabile. Appiccatasi adunque ostinata pugna presso la città di Tarvisio1 il Romano dopo segnalata sconfitta diede le spalle con gravissima perdita, ben pochi de’ suoi conducendo a salvamento. In questa fazione la strage degli Eruli fu enorme, e lo stesso lor condottiero Visando incontrovvi morte. Teudimundo figlio di Maurizio di Mundo, tuttavia giovincello, benchè pericolasse molto, giunse nondimeno a campare la vita insieme con Vitaliano. Per siffatta vittoria il nome d’Ildibado salì in molta fama ed appo l’imperatore, ed appo quasi l’universale delle genti.

III. Alcun tempo di poi Ildibado inimicò Uraia, ed eccone il motivo. La costui donna che portava il vanto, senza contraddizione, sopra ogni altra de’ barbari vuoi per ricchezze, vuoi per avvenenza della persona, tal fiata n’andò al bagno con isplendentissimo ornamento e con immenso codazzo di fanti e fantesche, ove incontrata la consorte del monarca con nessun lusso abbigliata, non salutolla profondamente sì come volea una regina, ma piena d’orgoglio sprezzatala, fecele di più villania. E per verità la regia d’Ildibado era tuttora ben poca cosa, non essendo a costui toccati i regali tesori. L’oltraggiata non comportando l’obbrobrio dell’ingiuria, tratta dalla collera va lagrimante dal marito e pregalo di pigliare in sua vece vendetta delle gravissime offese ricevute dalla moglie d’Uraia. Ildibado pertanto mossegli da prima querela presso de’ barbari,

  1. Treviso.