Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/288

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278 GUERRE GOTTICHE

mente vuol ritenersi il primo, ne trovi cui agguagliarlo nell’aver ridotto le truppe, fatte povere e mendiche, disanimatissime all’incontrare i pericoli della guerra. Dai Bizantini poi soprannomavasi Forficula per certa qual sua valentia nel tosare le monete d’oro in guisa che tagliatone quanto più volea, conservavale nondimeno ritonde a segno da non comparire per nulla alterata la prima lor forma, e dicono Forficula (Forbicetta) lo strumento solito adoperarsi in simigliante lavoro; di lui Giustiniano fe’ dono all’Italia dopo il richiamo di Belisario. Alessandro giunto a Ravenna diedevi principio ad una del tutto falsa amministrazione; sottopose a rendimento de’ conti alcuni Italiani, i quali non aveano mai toccato regio danaro, nè tampoco prestato lor opera comunque nell’erario, aggravandoli di furto a danno di Teuderico e degli altri re dei Gotti, e costringendoli alla restituzione di quanto per frode, eran queste sue parole, rubato loro, convertito s’aveano in proprio vantaggio. Non sapea guiderdonare le ferite dei militi ed il coraggio mostrato nell’esporsi ai pericoli che facendo contro l’universale aspettativa sordidissimi calcoli sopra i convenuti stipendj, mercè di che alienò dal capo dell’impero gli animi degli Italiani. Più non aveavi soldato volonteroso di sperimentare la sorte delle armi, che anzi tutti con volontaria infingardaggine contribuivano moltissimo ai vantaggi del nemico. I duci pertanto nulla imprendevano, da Vitalio in fuori, il quale su quel de’ Veneti avendo seco, unitamente ad altre truppe, molti Eruli, osò cimentarsi con Ildibado, per tema non costui fattosi quindi assai forte