Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/292

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282 GUERRE GOTTICHE

mo grado prudente e coraggioso; costui, comandante in allora delle truppe a stanza in Tarvisio, quando ebbe la nuova della morte d’Ildibado, come da noi si riferiva, mandò a Ravenna per Constanziano, chiedendo giurata promessa di sua salvezza, ed ottenutala e’ darebbe in poter dei Romani tutti i Gotti suoi dipendenti, e di più la presidiata città. Constanziano, porto orecchio di buon grado a tali offerte, consentì con giuramento di compiere tutte le dimande fattegli, e fu ad un’ora posto tra loro il giorno che Totila ed il presidio di Tarvisio avrebbero aperto le porte ad alcuni degli amici imperiali, e ceduto loro se stessi unitamente a quelle mura.

II. I Gotti poi mal comportavano il regno di Erario vedendolo inetto a sostenere il peso della guerra contro ai Romani, e moltissimi di presenza rimbrottavanlo come colui che morto Ildibado avesse loro tolta la opportunità di fare nobilissime imprese. Alla per fine mandano unanimi a Tarvisio invitando Totila al regno; imperciocchè tutti sospirando ancora assaissimo il defunto ponevano ogni speranza di vittoria, vedendolo fornito dell’egual valore, in questo consanguineo di lui; egli manifestato senz’avvolgimento di parole il suo compromesso co’ Romani agli ambasciadori speditigli, promise che ove i Gotti avessero morto Erario prima del giorno preso coll’imperatore asseconderebbeli, e sarebbe per fare ogni volere della sua gente, la quale informatane col ritorno degli inviati cominciò a macchinare contro la vita del monarca.

III. All’avvenire di tali cose ne’ campi de’ Gotti, le