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298 GUERRE GOTTICHE


cossi col duce ed, esortatolo a starsene del miglior animo, eccitollo a compiere i pensati disegni. Se non che Totila informato poscia assai bene di qual tenore si fosse quell’armata fe’ incontanente apprestare di velocissime dromoni1 e non sì tosto i nemici appressarono ai lidi, poco lunge da Napoli, all’improvvista va sopr’esse a combatterli, e li volge in fuga. Uccisine molti, moltissimi pur caddero vivi nelle sue mani (essendosi potuti salvare appena i soli che al cominciar della pugna saltarono dentro i paliscalmi delle navi), e tra questi aveavi il maestro della milizia Demetrio. I barbari quindi impossessaronsi di tutto il navilio, del suo carico e delle genti. Ora trovatovi Demetrio governatore di Napoli gli tagliarono e lingua ed ambe le mani, e così mozzato diedergli licenza di trasferirsi ov’e’ meglio desiderasse, pagando in tal maniera a Totila il fio d’una imprudente lingua.


CAPO VII.

Indugiare di Massimino. — Imperiale armata di mare agitata da procella, e male accolta dai Gotti. — Il prigioniero Demetrio per ordine di Totila, esorta i Napolitani ad arrendersi. Totila stesso persuadeli a cedere quelle mura, che alla per fine ottiene.

I. Dappoi Massimino con tutta l’armata di mare accostossi alla Sicilia, e navigato a Siracusa ivi tutto in

  1. Spezie di nave lunga da trasportare frumento; il suo nome viene dal greco verbo τρέχω, fut. θρεξω e θραμω, pass. med. δεδρομα, curro.