Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/32

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24 GUERRE GOTTICHE

molti e chiarissimi tra questo popolo, da lei spenti, di subito condannolle a morte alcuni congiunti, e lei stessa prima che giugnessero gli ambasciadori in Bizanzio, rinchiuse in carcere. Havvi nella Toscana un lago (di nome Vulsino1), ed in esso un’isoletta munita di forte castello. Quivi egli ordinò che si custodisse la prigioniera, e temendo, come pur troppo avvenne, di offendere per tali crudeltà l’imperatore, mandògli tosto Liberio ed Opilione2, romani senatori, con altri pochi all’uopo di placarne accuratamente lo sdegno, assicurandolo di essersi guardato da ogni personale offesa, quantunque pessimamente da lei per lo addietro accolto; e dell’egual tenore volle di forza che scrivessegli la regina: di questa guisa procedevano colà le faccende. Pietro del resto ebbe comandamento da Giustiniano di abboccarsi in ascoso con Teodato, e, indottolo a giurare un profondissimo silenzio per rispetto ai discorsi posti tra loro in campo, di conchiudere in ferma guisa la cessione della Toscana. Dovea inoltre procurarsi un segreto colloquio con Amalasunta per istabilire con reciproco vantaggio la unione dell’Italia all’imperio: si partiva in fine sotto coperta di portare le imperiali querele a cagione di Lilibeo e delle cose or ora da me ricordate; nè sapevansi tuttavia in Bizanzio la morte di Atalarico, la salita in trono di Teodato,

  1. Ora Bolsena. In mezzo del suo lago hannovi due isolette nomate l’una Possentina e l’altra Martana; in quest’ultima venne rinchiusa e poscia strangolata l’infelice Amalasunta.
  2. Pollione, l’Egio.