Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/338

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328 GUERRE GOTTICHE

stono lorica, e molti van privi di camicia e mantello, di soli cosciali sino al pube coperti presentandosi in campo. Eguale ed assai barbara è la favella di entrambi, nè trovi differenza nei corpi loro, essendo tutti alti e robusti della persona; hanno pelle non bianchissima, nè biondissima la chioma, sebbene questa non vada affatto nel nero, ma nell’universale propenda al rossigno. A simile de’ Massageti menano rozza e meschina vita coperti sempre per ogni dove, siccome quelli, d’immondezza e sudiciume. Sono d’indole non maligna nè frodolente, e vi trovi semplicità e costumanze unniche in molte cose. Lo stesso nome da prima era comune agli Sclabeni ed agli Ante, detti ambidue sporos dagli antichi, perchè, a mio avviso, σποράδην ovvero sia qua e là spartatamente e rade costruivan nella propria regione lor capanne, occupando vastissimo terreno, di maniera che possedevano la massima parte della piaggia di là dell’Istro; tanto e non più di tal gente.

III. Allora gli Ante, per tornare a bomba, costrinsero di comun voto il prigioniero ad infingersi quel desso spento Chilbudio maestro delle romane truppe, minacciandolo per fin di supplizio quando vi si rifiutasse. Intanto poi che gli animi erano a tali mene intenti Giustiniano Augusto per ambasceria esortali a passare tutti nell’antica città di Torre situata oltre l’Istro, construtta già tempo dall’imperator de’ Romani Traiano, e da gran pezza deserta, colpa dei frequenti guai sofferti dai vicini barbari. E prometteva l’imperatore di farne loro cessione con tutte le adiacenti campagne di antico ro-