Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/344

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334 GUERRE GOTTICHE

fallito successo di quest’ambasceria. Imperciocchè il comandare cose disconvenienti ai tempi suole riuscire al tutto vano. Ti ordino pertanto di non farmi ora parola intorno a qualunque egli siasi de’ Siciliani o alle romane mura, od ai servi campati presso di noi; imponendo giustizia ai Gotti di non largheggiare nullamente di perdono con uom di quelli, di non lasciare in piedi coteste mura, e di non restituire tampoco ai primitivi padroni i servi militanti sotto i nostri vessilli; e per togliere a miei detti ogni apparenza di sconsigliatezza, subito prendo con forti ragioni a dileguarne il sospetto. Fu già quell’isola ne’ tempi antichi doviziosissima d’ogni bene per l’abbondanza del danaro e de’ suoi cereali; di guisa che giugne tuttavia ad alimentare non solo i proprj abitatori, ma pur voi, o Romani, ne ritraete ogni anno vittuaria quanta ve ne può bisognare. I vostri antenati persuasi di ciò supplicarono sin da principio a Teuderico volesse porre nell’isola poco gottico presidio per tema non ne avessero danno la felicità e libertà loro. Così rimaneansi le cose quando il nemico, di numero e d’altro che non eguale a noi, v’ebbe afferrato. I costei abitatori al mirare tale armata di mare non parteciparonne ai Gotti l’arrivo, ma rinserratisi entro i luoghi forti risolverono anzichè respignerli, di spalancare a furia le porte e di ricevere a mani giunte i nostri avversarj, già da gran tempo, come io penso, a mo’ di perfidissimi schiavi andando in traccia d’opportuna occasione per sottrarsi turpemente dal vero sovrano, e