Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/352

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342 GUERRE GOTTICHE

quinto giorno calare le vele nel porto romano, quando con viaggio pedestre alle truppe dipartitesi da Epidanno non ne basterebbero forse un quaranta. Belisario adunque fatto questo comandamento a Giovanni e salpate le áncore, spinto da gagliardo vento, pervenne con tutta l’armata di mare ad Idrunte. I Gotti assediatori del castello non appena uditone si partono calcando la via di Brindisi, città lontana due sole giornate, posta sulla riva del seno e spoglia di muro; quindi persuasi che le romane truppe valicherebbero quelle acque espongono a Totila quali fossersi le cose loro. A tale annunzio costui ordinò tutto l’esercito come se muover dovesse contro al nemico, ed impose alla soldatesca di stanza nella Calabria che a tutt’uomo impedisse quel tragitto. Ma non sì tosto il duce imperiale, profittando del vento in poppa, ebbe alzato le ancore da Idrunte, i Gotti datisi al buon tempo cominciarono a provvedere molto negligentemente alla salvezza della Calabria, e Totila mai sempre fermo nel suo campo solo mirava con ogni studio a chiudere tutti gli aditi per cui si potesse condurre a Roma un che di annona. Scelto a quest’uopo un luogo a novanta stadj dalla città, ove strettissimo appresentasi l’alveo del fiume, vi fece da ripa a ripa allogare lunghe travi a foggia di ponte e sopra delle opposte estremità loro erettevi due torri di legno diedene la custodia a prodi guerrieri coll’incarico di vietare ad ogni maniera di navilii provenienti da Porto l’entrata in Roma.

II. Belisario all’avvicendarsi di tali cose arrivato nel porto romano era in aspettazione delle truppe di