Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/383

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LIBRO TERZO 373

mo giammai a compiere nobili gesti.» Totila dopo l’aringa si diresse colle truppe alla volta di Perugia e arrivatovi comandò si costruissero i campi presso dalle mure, e cintele di trincee diede principio all’assedio.


CAPO XXVI.

Imprevista battaglia sotto Capua tra imperiali e Gotti; rotta degli ultimi. — Giovanni fa libere le romane matrone rilegate in Capua. — Totila ne’ Lucani di notte tempo assale e mette in fuga Giovanni. Morte di Gilacio armeno.

I. Intanto che da quivi procedeva siffattamente la guerra destossi nell’animo di Giovanni, tutto occupato senza pro veruno dell’assedio d’Acherontida, castello, un audace pensiero, cui vuole attribuirsi e la salvezza del romano senato e la splendentissima gloria derivatane al duce appo tutte le genti. Avvertito che Totila coll’intero esercito accudiva all’espugnazione delle romane mura, piglia seco il fiore de’ cavalieri e, uom del mondo non sapevole de’ suoi divisamenti, marcia senza tregua dì e notte ver la Campania, stimolato dalla speranza, essendo i luoghi abitati di quella provincia, dove i barbari tradotto avenno i senatori, da per tutto aperti, di liberare con repentina scorribanda i prigionieri, e condurli a salvamento. Se non che ad un tempo destatasi in Totila grande sospeccione, e quanto meritamente comprovollo il fatto, non le truppe romane con subitano assalto pervenissero ad impadronirsene, spedì anch’egli forte mano di cavalieri alla stessa