Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/384

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374 GUERRE GOTTICHE

volta, i quali giunti nella città di Minturno1 opinarono miglior consiglio che i più quivi facessero alto per riposare i cavalli affaticatissimi in causa del lungo cammino, e andasserne parecchie turme sulla via di Capua e de’ luoghi circostanti ad esplorare il paese, nè tra Minturno e Capua corrono più di trecento stadj; vennero poi destinati a tale uffizio uomini ben provveduti di cavalli, ed assai valenti della persona. Qui fu il caso che nello stesso giorno, mercè d’inesplicabile fatalità, e quasi all’ora medesima questi barbari, quattrocento forse di numero, ad una colle truppe di Giovanni mettessero piede in quelle mura, nullamente sapevoli gli uni degli altri. Pertanto di subito appiccasi ostinato schermugio, al primo scontro impugnando tutti le armi. Gl’imperiali n’escono vittoriosi con molta strage del nemico, il quale ben bene stremato riparò di carriera per suo scampo a Minturno; dove i commilitoni vedutili parte cospersi di sangue, parte colle frecce tuttavia conficcate nelle membra, altri muti ed inetti ad articolare parola sull’avvenuto, ma coll’avacciare la fuga appalesanti grave trepidazione, tosto balzati in sella pigliano a seguirli di galoppo, e tornati dal re narrangli l’arrivo di numerosissimi nemici, medicando con tale arte la turpezza di lor ritirata.

II. Erano già nella Campania non meno di settanta romani disertori i quali chiesero all’istante di tornare sotto gl’imperiali vessilli. Giovanni poi nella città rinvenne po-

  1. Ora distrutta.