Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/385

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LIBRO TERZO 375

chi senatori ma quasi tutte le costoro donne. Imperciocchè molti del sesso maschile, caduta Roma, uscironne col presidio e si ritrassero in Porto, quando per lo contrario le donne furono preda del vincitore. Il patrizio Clementino entrato in franchigia in un tempio di quella regione, reo di aver tradito ai Gotti un castello vicino a Napoli, volle quivi rimanersi, paventando meritamente lo sdegno di Giustiniano; così pure Oreste, uom consolare, trovandosi a qualche distanza mal suo grado fu costretto a restarvi per inopia di cavalli. Gli altri senatori troncato ogni indugio vennero trasferiti in Sicilia, ed i settanta disertori nuovamente descritti a’ ruoli imperiali.

III. Totila all’udire con grandissima pena il sofferto sinistro, rivolse ogni suo pensiero a trovar mezzo di farne le più crudeli vendette, e per riuscirvi marciò contro il duce colla parte maggiore dell’esercito, affidando la custodia di quel luogo a pochi militi condotti seco. Giovanni accampatosi nella Lucania co’ suoi mille avea mandato innanzi esploratori coll’ordine di annicchiarsi lungo il cammino per guarentire sue genti da ogni nemica sorpresa. Il re poi dalla sua volta, estimando impossibil cosa che i Romani si tenessero tranquilli nel campo senza spiarne da lunge gli accessi, abbandonò i battuti sentieri e pe’ monti altissimi, dirupati e molti in quella regione, giunse alla propostasi meta: nè certamente potea darne sospetto ritenendosi quasi di là dalle umane forze il salirli. Le spie quivi accorse per comandamento di Giovanni uditovi appena l’arrivo del gottico esercito, seb-