Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/408

Da Wikisource.
398 GUERRE GOTTICHE

padre e figlio da ogni reità verso la repubblica. Entrato poscia nell’aula imperiale Giustiniano tutto adiroso rimprocciava forte Germano della inopportuna tardanza a dirgliene. Ora due intra’ prefetti acconciandosi a sdegno con effeminata adulazione applaudivano alle sue parole, nè poco inasprivangli l’animo per bramosia di acquistare con altrui danno merito e grazia; i colleghi pigliati da stupore ammutolivano dissimulando consentire ai sovrani rimbrotti. Marcello solo con libera voce e colla rettitudine del parlar suo apportò salute all’infelice; conciossiachè addossandosi per intiero quell’indugio ognor più animosamente asseriva che Germano di colpo aveagli comunicato quanto sarebbe per avvenire; ma egli premuroso di conoscere vie meglio la faccenda, erasi dato a tenerne il segreto. Di tal guisa giunse a moderare l’animo imperiale, ed a far celebre ovunque il proprio nome riscuotendo fama di virtù somma nei più ardui perigli. Giustiniano Augusto levò di carica Artabano, nè proferì contro a lui ed ai complici pena maggiore, annuendo che tutti venissero custoditi anzi in dicevol luogo, vogliam dire il palazzo, che nelle pubbliche prigioni.

CAPO XXXII.

L’occidentale imperio in mano de’ barbari. Giustiniano accorda ai Franchi il possesso della Gallia abbandonata dai Gotti. De’ barbari, i soli re Franchi batton moneta colla propria effigie. — Affari dei Gepidi, Longobardi ed Eruli.

I. In processo di tempo i barbari agevolmente occuparono tutto l’occidentale imperio, e la gottica guer-