Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/435

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LIBRO TERZO 425

rebbonsi tutti suoi aiutatori. Gl’imperiali presidj antiveggendo un faustissimo avvenire tenevansi pieni di speranza in Ravenna e nelle altre poche città rimase loro, vegliandone la custodia col massimo zelo. I militi anch’eglino di Vero, i quali venuti alle mani col nemico erano stati sbaragliati, posti in fuga e dispersi, essendo allora vaganti in balia della sorte, all’udire la partenza di Germano, fatta massa all’Istria attendevanne l’arrivo ansiosi di raggiugnere le proprie bandiere. Quando poi fu il dì stabilito per l’arrendimento di Centumcelle, Totila inviò a Diogene chiedendogli che mandasse ad esecuzione gli stipulati accordi. Questi rispose non essere più in potere suo il farlo, divulgando la fama poco lontano di là Germano, eletto a supremo duce in quella guerra, coll’esercito, il perchè si restituirebbero ad ognuno gli statichi, e licenziati que’ messi tutto si dedicò alla salvezza delle mura, bramando il pronto arrivo del condottiero colle truppe. Qui terminò il verno e l’anno decimoquinto di questa guerra trasmessaci per iscritto dallo storico Procopio.