Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/44

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36 GUERRE GOTTICHE

pretesti accagionare di gravi colpe l’ambasceria. Conciossiachè non può uom destinato alle nostre funzioni, per quanto il brami, peccare di adulterio, non accordandoglisi tampoco la facoltà di gustare agevolmente dell’acqua senza riportarne il permesso in anticipazione da cui vien custodito. Per rispondere poi a’ tuoi detti, vuole a non dubitarne ragione che ov’egli con fedeltà eseguisca l’ambasciata, se abbiavi in lei colpa ne paghi il fio chi ne diede il comando e non l'oratore, nel quale devi tu riconoscere non più che l'opera di ministro: laonde non passeremo con silenzio verbo di quanto udimmo dalla bocca stessa dell’imperatore; e tu con animo tranquillo porgi orecchio ai nostri discorsi, mercecchè avendolo turbato potresti di leggieri violare que’ diritti che voglionsi in noi, siccome ambasciadori, osservare. È omai tempo che tu di moto proprio adempia tutte le promesse fatte a Giustiniano, ed eccoti appunto il motivo che ci ha condotti alla tua presenza, e l’argomento delle pistole, che ti abbiamo consegnate, scritte da lui alla tua persona; quelle poi indiritte agli ottimati de’ Gotti solo nelle mani loro da noi si deporranno.» Allora quanti eranvi presenti ragguardevolissimi tra’ barbari dichiararono che le scritte loro si consegnassero a Teodato, e vi leggevi: «Desideriamo accogliervi nel corpo della nostra repubblica, del che dovete voi andare lietissimi, certi che non calo d’onoranza, ma accrescimento anzi cumulo attende coloro che si danno al nostro impero. Vagliavi per tutto che noi non invitiamo i Gotti a prendere stanza quali forestieri uelle