Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/457

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LIBRO QUARTO 447

tendo, e non sicuri i Gotti di poter sempre resistere a cotanti nemici, venuti entrambi a patti statuirono fosse loro comune il valico, si dovesse vivere in perfetta lega ed amicizia, e cogli eguali diritti dall’una e l’altra parte, ed i Tetrassiti s’avessero l’opposta regione sulla piaggia dell’alveo dove sbocca la Palude e dove albergano anche a’ dì nostri. Trasferitisi per tanto questi Gotti ad abitarvi, ed i Cutugurii anch’essi rimanendo secondo l’esposto di là dalla Palude, i soli Uturgurii conservano le patrie terre, nè danno a lor malincorpo impaccio alcuno all’impero intramettendovisi molte genti.

III. Gli Unni Cuturgurii s’hanno quindi per lo largo e lungo vastissima contrada; succedon loro gli Sciti ed i Tauri, possessori di tutta la regione pur oggi, in parte, nomata Tauride, ove si vuole fossevi altre volte un tempio di Diana custodito da Ifigenia di Agamennone. Gli Armeni per lo contrario pongono il tempio nella loro Acilisena (nome del suolo), persuasi che tale scitica appellazione ab antico fosse propria di tutti quegli abitatori; ed a convalidare questo lor detto valgonsi delle cose da noi riferite intorno ad Oreste e alla città Comana, allorchè l’istoria ci condusse a ragionarne; ma di siffatti argomenti potrà ognuno giudicare a sua voglia; essendo che l’uomo inclini per natura ad attribuire alla patria quanto accadde altrove, o vero sia quanto non accadde unquemai, e mal comporta il non farglisi eco dall’universale. Passate queste genti viene Bosporo, città marittima, la quale di fresco si è unita al nostro impero. Da lei a Chersone, posta sulla riva del mare e da tempo ligia de’ Romani, i