Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/456

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446 GUERRE GOTTICHE

ronvi la regione accordata loro dall’imperatore. Nè v’ha dubbio che una parte gli prestasse servigi in guerra, ricevendone, al paro degli altri militi, annuali stipendj e la nominazione di confederati, volendoli forse i Romani onorare con questo latino vocabolo per indicare che non li aveano domi colle armi, sibbene mediante alcuni patti invitati a strigner lega seco; dai Latini dicendosi foedera le condizioni stipulate in tempo di guerra, come scrivea negli antecedenti libri; ma parte senza la più lieve provocazione continuò sempre ad importunarlo armata mano, sinchè avente alla testa Teuderico mise piede in Italia. Tale corse la gottica ventura.

II. Di costoro adunque gli uni morti e discacciati gli altri della patria, restò la regione agli Unni Cuturgurii, i quali, chiamatevi le donne colla prole cominciarono ad occuparla e vi sono tuttavia, ma quantunque donati ogni anno dall’imperatore osano impertanto, superato il fiume Istro, scorrazzarne le provincie, mostrandoglisi ad un tempo e confederati e nemici. Gli Utugurii poi al ripatriare col re loro, volendo per sè tutto il paese, venuti alla Palude Meotide piombarono sopra i Gotti Tetrassiti, i quali armati di scudo fecero da principio valida resistenza, sostenendone l’urto in virtù delle proprie forze e del malagevole accesso alle stanze loro. Imperciocchè robustissimi e’ sono della persona, e la Meotide al suo entrare nel Ponto formando un seno falcato quasi da per tutto all’intorno d’essi presenta una sola entrata, e neppur molto larga, a chi brama penetrarvi. Se non che in processo di tempo mal comportando gli Uturgurii di consumare la vita combat-