Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/476

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466 GUERRE GOTTICHE

chi fu ridotto in cenere entro le arse abitazioni, chi abbandonossi alla pietà nemica. I Romani ebbonsi, intra’ prigionieri, le mogli e la prole de’ monarchi; rase quindi al suolo tutte le mura del castello saccheggiarono compiutamente la regione, dando così termine a quella sommossa. Ora volgiamo il discorso agli Apsilii.

CAPO X.

I Persiani possessori di Tzibilo castello dell’Apsilia incontranvi morte per isceleraggine del comandante loro. — Anatozado offende il genitore Cosroe, infermiccio di sua natura e caldo favoreggiatore del medico Tribuno, ottimo personaggio; l’insolente figlio soggiace a grave gastigo.

I. Nell’Apsilia, da lunghissimo tempo ligia de’ Lazj, havvi un assai forte castello chiamato dalle genti Tzibilo. Ora Terdete uom ragguardevole de’ Lazj e venerando appo i suoi mercè l’onoranza di maestro, come suol qui dirsi, dopo serii alterchi col re Gubaze promise occultamente a Cosroe di consegnargli la rocca, e per tenere patto viaggiò nella regione. Quindi approssimatosi con qualche numero di Persiani al castello, ed aggiuntene le mura corteggiato da soli Lazj, gli si aprono le porte, ben lontano il presidio dal non si fidare d’un suo maestro, sul conto del quale non era mai caduta ombra di sospetto. Giunta in pari tempo la schiera de’ Persiani egli ve la introduce destando con ciò nel re loro la speranza di conquistare oltre il forte l’intera provncia. Di poi dal persiano esercito vennero per modo assediati i Romani ed i Lazj entro Petra, che non fu