Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/480

Da Wikisource.
470 GUERRE GOTTICHE

gante e più d’ogni dire superbo, il cui fasto ed orgoglio erano già incomportabili a tutti li Romani. Menava egli seco la consorte, la prole, il fratello, ed uno strabocchevole codazzo di servidorame, appresentando quell’immenso corteo l’imagine di ordinato esercito in cammino per venire alle prese col nemico. Gli vedevi a’ fianchi due ottimati delle cospicue famiglie persiane, ed aventi entrambi cinto il capo di aureo diadema. I Bizantini di malissimo animo tolleravano che Giustiniano Augusto trattasselo con vie maggior cortesia e grandezza di quanto comportavane il grado. Non tornò con esso in Bizanzio Braducione ucciso, come vuol la fama, da Cosroe pel solo delitto di essersi assiso alla mensa del romano imperatore. «Giammai, diceva il re, sarebbesi riputato degno di cotanta onoranza un turcimanno, s’egli tradito non avesse le nostre facende.» Altri pretendono cbe da Isdiguna venisse accusato di un clandestino abboccamento co’ Romani. Questo ambasciatore nella sua prima comparsa all’imperiale cospetto nè molto, nè poco ragionò di pace, querelandosi unicamente che dalle genti di lui si fosse violata la tregua, avendo Areta ed i Saraceni confederati dell’imperio, non ancora spirato il termine, pigliato a molestare Alamandaro; aggiunse inoltre cose di più lieve momento ed immeritevoli a mio credere di venir qui riprodotte.

II. Nel mezzo di tali faccende Bessa con tutte le romane truppe assedia Petra, ed imprende a minarne il muro laddove anni prima Dagisteo, in forza di scavamento, avealo atterrato, e qui esporrò perchè si desse