Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/510

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500 GUERRE GOTTICHE

non osavano affatto scendere dai monti, od uscir fuori dai luoghi muniti per assalirlo.

II. Mermeroe, soprastante il verno, munì Cutatisio con muro di legno, e posevi a guardia tre mila fanti; bastevolmente ad uno presidiò Uchimerio: avendo inoltre ristaurato un terzo castello, Serapani, fermovvi sua dimora. Saputo di poi che i Romani ad i Lazj erano a campo insieme presso le bocche del Fasi ivi mosse con tutto l’esercito; alla qual nuova Gubaze ed i Romani duci, pigliati da timore, senza attenderne l’arrivo partirono ricovrando ciascheduno ov’ebbe il destro. Il re lazico tornato di corsa in cima dei poggi, unitamente alla moglie, alla prole ed a’ famigliari suoi con pazienza vi tollerava la grandezza dei presenti mali e l’incomodissimo clima, sperando ognora nell’arrivo di aiuti da Bizanzio, e raffrontando insieme que’ patimenti colle umane vicende anziato era in aspettativa di migliori destini. Gli altri Lazj sommessi al re loro, non meno di lui acconciatisi a cotante sofferenze, passavano il verno tra quelle rupi franchi dalle nemiche molestie, per essere di tali monti nella fredda stagione perigliosissimi e quasi inaccessibili a chiunque ne tenti armatamano la occupazione. Eravi impertanto la vita ridotta agli estremi da fame, freddo, o qual tu vuoi differente calamità. Mermeroe in quel tanto edificato avea molte case nelle borgate di Muchiresi, e provvedutine gli abitatori di copiosa vittuaglia inviava pe’ monti promettendo ai fuggitivi salvezza, nè pochi indussene ad approfittare della generosa offerta; agli estenuati poi dalla fame era largo di cibo, prodigando loro sue cure non altrimenti che ai