Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/560

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550 GUERRE GOTTICHE

pra, e con esso ad uno tutti i ricovrati sotto il patrocinio loro; di questo modo rendea la pariglia ai Langobardi sollecitandoli ad altra non memo turpe azione, e di colpo obbligando Auduino stesso ad un vituperosissimo baratto. Ambeduni per tanto ben sapendo i loro sudditi alienissimi dal commettere sì grande malvagità nulla impresero alla scoperta, ma diedero insidiosa morte al proprio nemico, ed ometto di esporne le guise rinvenendo i relatori di tali uccisioni intra loro discrepantissimi, come ognora è il caso quando si prende a trattare di alti arcani. Ildigisal ed Ustrigotto non altrimenti compierono la mortale carriera.

CAPO XXVIII.

Usdrila capo dell’ariminese presidio provoca gl’imperiali a battaglia. — Contrasta il valicar del ponte a Narsete diretto coll’esercito a liberare quel forte. Ucciso il Gotto nella pugna i Romani procedon oltre.

I. Narsete giunto in Ravenna coll’esercito ebbe a compagni Valeriano e Giustino, maestri della milizia, con tutte le romane truppe ivi raccolte. Correva poi il nono giorno del suo ingresso allorchè Usdrila di gottica schiatta, famosissimo nell’arte della guerra e comandante dell’ariminese presidio scrisse in questi termini a Valeriano: «Da che riempite ogni luogo di clamori abbagliando l’universa Italia coi fantasmi d’una gigantesca potenza, e v’inorgoglite assai più di quanto si vuole tenendovi lo spavento de’ Gotti, perchè in-