Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/591

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LIBRO QUARTO 581

da Giovanni nipote di Vitaliano che si dovesse ricevere, esortandolo a troncare una guerra con uomini stanchi della vita, ed una lotta con animi fatti ardimentosi dalla stessa disperazione, il perchè un egual pericolo correrebbonvi i provocati ed i provocatori. «E per verità, proseguiva, gli uomini usati alla moderanza vanno paghi della vittoria, più ambiziose brame volgendo, alla buona fe, ogni opera nostra in rovina.» Il condottiero allora, fatto giurare ai barbari di non armarsi più contro ai Romani sotto pretesto comunque, permise loro di partire subitamente e senza molestie dall’Italia con tutte le suppellettili di che erano possessori. Mille Gotti intrattanto con parecchi duci, nel cui numero era quell’Indulf menzionato in addietro, usciti del campo batterono la via di Ticino città e della regione traspadana, gli altri tutti sacramentarono senza eccezione il contenuto negli accordi. I Romani di tal modo s’ebbero Cuma ed i luoghi forti dal nemico tuttavia occupati, terminando così l’anno decimottavo di questa gottica guerra, la cui storia mandò per iscritto alla posterità Procopio da Cesarea.


Fine del Tomo secondo ed ultimo delle Guerre.