Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/91

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LIBRO PRIMO 83

essendo i barbari superiori di numero mostrossi da principio dubbia la sorte, ma quindi i Romani valorosamente procacciatasi la vittoria sbaragliano il nemico, e voltolo in fuga lo incalzano uccidendone poco manco che all’esterminio; e fattine prigionieri i duci mandanli a Belisario. Vitige alla nuova di tanto sinistro non volle prolungare vie più sua dimora in Ravenna, dove si rimaneva in attesa di Marcia non per anche di ritorno colle truppe dalla Gallia. Inviò adunque Asinario e Uligisalo seguiti da poderoso esercito nella Dalmazia colla vista di ricondurla sotto il dominio de’ Gotti, e coll’ordine di battere a dirittura la via di Salona appena giugnessero le truppe de’ barbari originarii della Suabia. Diede loro inoltre molte lunghe navi acciocchè avessero mezzo di assediare da terra e da mare quella città. Fatti questi provvedimenti egli con tutto l’esercito corre alla volta di Belisario e di Roma, seco menando non meno di cencinquanta mila armati, tra fanti e cavalieri, molti de’ quali erano, uomo e cavallo, catafratti.

II. Intanto che Asinario fa leva d’un barbarico esercito presso della Suabia Uligisalo di per sè conduce i Gotti nella Liburnia, dove cimentatosi co’ Romani vicino alla città di Scardona fu vinto e costretto a riparare in Burno, città, rimanendovi poscia in aspettazione del suo collega. Constanziano risaputo l’apprestamento di Asinario, privo di quiete su i destini di Salona, chiamò a sè le truppe che guardavano tutti i castelli della regione; cinse in oltre le mura di continuo fosso, e con diligenza grande provvide il bisognevole