Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/92

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84 GUERRE GOTTICHE

per resistere ad un assedio. In questo mezzo Asinario raccolte immense schiere di barbari si portò nella città di Burno, ed unite le sue forze a quelle de’ Gotti comandate da Uligisalo, mossero tutti insieme alla volta di Salona, ed al loro arrivo cintala di broccato all’intorno rinserraronne le mura opponendovi dal lato del mare navi piene di truppe, acciocchè fosse compiutamente assediata da ogni sua parte. I Romani impertanto con repentino assalto costretto avendo i vascelli nemici a dar volta molti ne sommersero pieni di combattenti, e molti ne pigliarono ma vuoti. I Gotti nondimeno vollero proseguire l’assedio, che anzi con vie più austera oppugnazione rattennero mai sempre là entro i nemici: di questa guisa gli eserciti imperiale e gottico si comportarono nella Dalmazia.

Vitige informato dagli originarj provenienti da Roma che le truppe di Belisario riuscivan loro molestissime, provava grande rincrescimento dell’essersi di colà partito, nè poteva dar quiete all’animo suo, ma vampante d’ira marciava a quella volta, quando nel cammino avvenutosi ad un sacerdote uscito della città domandollo, così la fama, premurosamente se il duce imperiale vi fosse ancora di permanenza, quasi temendo non poterlo raggiugnere e vederselo in anticipazione ritirato di là. Il sacerdote lo esorta a deporre i concepiti timori, ed a tenere per fermo che Belisario non fuggiva mai, e conservava sempre le conquiste fatte colle sue armi. Vitige uditone affretta il passo bramoso di gittare lo sguardo sulle romane mura innanzi che le abbandoni il condottiero nemico.