Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli (1821).djvu/105

Da Wikisource.

85

Proprietà delle armi offensive si è, che dall’ora che l’inimico si scopre sino a quando egli sia sconfitto, e cacciato dal campo, incessantemente venga bersagliato e battuto, e quanto più s’accosta, tanto più spessa sia la tempesta de’ tiri sopra di lui, prima da lungi da’ colpi di cannone, poi più presso dal moschetto, e consecutivamente dalle carabine, dalle pistòle, dalle lancie, dalle picche, dalle spade, e dall’urto medesimo delle truppe. Quindi è, che presso i Romani si ordinavano in una medesima legione fanti e cavalli, armi gravi e leggiere. Nell’antica milizia spartana e macedonica anche le macchine, artiglieria di que’ tempi, erano ripartite fra le falangi1. E quindi è pure che nelle ordinanze di Carlo V imperatore, sotto una cornetta di cavalleria, si contavano lancie 60 arinate di tutta pezza, mezze-corazze 120, mezze-corazze 120, cavalli leggieri 60 con lunghi archibugii; sotto una bandiera di 400 fanti erano 100 picche, 50 tra spadoni e alabarde, 200 archibugieri, e 50 soprannumerarii per riempiere i vuoti. Così trovavansi diverse generazioni d’armi, acciocchè l’una fosse di sussidio all’altra, e che in ogni sito, quale e come si presentasse, si avesse mezzi proprii per difendersi ed offendere l’inimico.

S’avvisarono poi i capitani, che la cavalleria e la fanteria non convengono bene insieme nel marciare, mentre che i fanti adagio, e i cavalieri più forte camminano; nè meno negli alloggiamenti, dove quelli possono facilmente starsi senza

  1. Leo imperator in apparatu bellico. M.