Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli (1821).djvu/46

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reggendosi tutti per la ragione e nulla per la fortuna: solleciti dell’esito e della pubblica salute molto più che della privata lor gloria: solleciti del sangue de’ lor soldati e delle ricompense, e degnissimi dell’egregio titolo di padri dell’Esercito. Tali sono i rapporti comuni, a’ quali siami lecito per amor della verità contrapporre alcune dissimiglianze. La predilezione dei soldati, moderata nel Montecuccoli, spesso diveniva eccedente nel Turenna, al quale insolito non era rallegrare l’esercito delle sostanze de’ popoli disarmati ed innocenti. La severità, virtù funesta, ma tra l’arme necessaria, nel Turenna qualche volta prese colore di inumanità, e non sono, per così dire, affatto spente le fiamme del Palatinato, dell’Alsazia e della Lorena, e si odono tuttavia con ribrezzo della storia gli scherni, ond’egli rispondeva alle strida de’ popoli, e alle querele de’ Principi29. Turenna finalmente cessò di giovare alla patria, dacchè ei cessò di vivere, e Montecuccoli, perpetuando nelle auree sue Memorie la dottrina ch’ei praticò con tanta lode ed utilità, potè freddo e taciturno dalla tomba ancor vincere e preparare all’Austriaco Imperio la sua futura grandezza30.

Se la vasta e fertile Ungheria più non geme sotto il giogo degli Ottomani, se la effrenata potenza loro si contien ne’ limiti della moderazione, se l’Austria prese consiglio di rimanersi sempre armata e difesa, se le frontiere dell’Imperio suo munite di validi presidii più non temono l’impeto