Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli (1821).djvu/73

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essenziali e non accidentali. L’invenzione della polvere ha indotto nel guerreggiare tanta diversità almeno, quanta ne ha prodotto la bussola nella navigazione. Mettiamo a confronto amendue le maniere: si vedrà somma semplicità nella guerra degli antichi, somma complicazione nella nostra. Dall’una parte catapulte ed arieti, dall’altra il vario e vasto apparato delle artiglierie, e tutto il faticoso studio della balistica. Là gli archi e le fionde, qui i moschetti di lungo tratto, e che tutto assordan di rumore, e tutto involvon di fumo e di confusione: le spade, sole arme che ferisser daddovero, come avverte egregiamente Lucano:

Ensis habet vires, et gens quaecumque virorum est

Bella gerit gladiis;


le aste, i pili resi inutili, vani gli elmi e gli scudi, vana quasi la forza e la gagliardia. In vece di guerrieri inferociti che si scaglino sul nemico, e contendano corpo a corpo, e mescolino le arme e il furore; soldati che a passo misurato s’innoltrano, danno la morte con regola e con metodo, e con ugual pazienza l'aspettano a piè fermo, appena ritorcendo l’offesa: in vece delle torri e de’ merli, i bastioni, le cortine, e un labirinto di opere esteriori, varie sommamente all’aspetto, sommamente nell’oggetto analoghe ed uniformi: in vece degli scavamenti o cunicoli degli antichi, condotti senz’arte, e da uomini puramente meccanici, oggidì le mine, lavoro di astruso calcolo e di ben ponderate misure. L’arte degli assedii, arte di valore e di pazienza presso gli antichi, oggidì è somma speculazione, e tanto vasta quasi quanto è l’immenso circolo delle matematiche. Senza che, lasciate le considerazioni delle armi, non mancano altre insigni disparità.