Pagina:Opere di Raimondo Montecuccoli (1821).djvu/92

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degli arcani de' gabinetti? Successe nel tempo della guerra turchesca quello stesso che il Mascardi, non senza sdegno, narra essere occorso in quella degli Svezzesi in Alemagna1: Oggi che il Re di Svezia scorre depredando la Germania, un intiero popolo di scrittori si vede surto, che riempie il mondo di fogli, e sollecita alla fatica gli stampatori. Infelice condizione di così nobile, insieme, e malagevole mestiere, oggi reputato faccenda dozzinale, e comune all'ignorante non meno che al dotto2! Grande ingiuria del nostro secolo; nè può consentirsi senza manifesto oltraggio de’ posteri! Ma con tanto maggior licenza precipitarono qui le penne in una voragine d’adulazioni3 prezzolate, e d’inventate favole, e di spropositi intollerabili, in quanto che la materia, rispetto a nemici barbari, ed a regioni men note4, e ad un inviluppamento universale, diede campo maggiore alle novità, alle meraviglie, e alle imposture. Oh quanti fantocci vollero comparire in iscena5! Oh quanti invidi, cui gli occhi offese la

  1. MASCARDI Arte istor., tratt. III, c I. M.
  2. «Scribimus indocti doctique poëmata passim.» HOR. M.
  3. Uomini che per non morir di fame vendono a chi più paga l’immortalità della fama; corvi ingordi, che cantano il Victor Caesar, non a chi vince, ma a chi li pasce. DAN. BART. Dell’uomo di lettere. M.
  4. Quidam inter eos creduli, quidam negligentes sunt, quibusdam mendacium obrepit, quibusdam placet. Illi non evitant, hi appetunt. SENEC. Natural. quaest. lib. VII. M.
  5. Quanti mi parver già Fabi e Catoni,
    Che, poichè quivi di lor esser seppi,
    Mi riusciron pecore e montoni.
    MACHIAV. As. d’oro. M.